- 30 Giugno 2025
Dichiarazione di conformità caldaia: la guida 2025 scritta in modo chiaro
Cos’è la dichiarazione di conformità
Immagina di acquistare un’auto nuova: non basta che luccichi in concessionaria, vuoi anche il libretto e la garanzia firmata dal costruttore. La stessa logica vale per la caldaia. La dichiarazione di conformità caldaia – la DiCo, come la chiamano i tecnici – è una vera e propria certificazione dell’impianto termico, che attesta che l’impianto è stato installato a regola d’arte, rispettando il DM 37/2008 e le norme UNI.
Il documento non si limita a dire “tutto ok”. Racconta chi ha lavorato all’impianto, con quali materiali e quali collaudi sono stati superati. Se domani dovesse verificarsi una perdita di gas o un blocco del bruciatore, la DiCo diventa la prima prova che l’impianto era conforme al momento dell’installazione.
Per il proprietario significa evitare sanzioni e non avere grane con l’assicurazione. Per l’installatore è invece un atto di responsabilità professionale: firma e ci “mette la faccia”.
Perchè è indispensabile
Facciamo un passo nella vita reale. Marta compra un trilocale nel 2025. Durante il rogito il notaio le chiede la dichiarazione di conformità dell’impianto termico gas installato due anni prima. Il venditore allarga le braccia: “Non la trovo”. Risultato? Vendita bloccata per tre settimane, periti in casa, controlli extra e spese impreviste.
La DiCo evita situazioni del genere perché:
- tutela la sicurezza – Dimostra che tubazioni, valvole e canna fumaria sono stati testati
- Sblocca transazioni – Senza di essa, la banca
- Sostiene i bonus fiscali – Bonus casa ed ecobonus 2025 richiedono un impianto certificato; l’ENEA respinge pratiche prive di DiCo
- Accelera gli interventi assicurativi – in caso di danni, la compagnia non dovrà verificare a posteriori , la regolarità dell’impianto, riducendo i tempi di rimborso.
Per il professionista, poi, la DiCo è la “firma” di un lavoro ben fatto: riduce contenziosi e accresce la reputazione dell’impresa.
Quando è obbligatoria la dichiarazione di conformità
Son quattro le situazioni principali in cui è obbligatorio rilasciare la dichiarazione di conformità caldaia.
- Installazione di una caldaia nuova – Sia in un edificio appena costruito sia in un appartamento ristrutturato.
- Sblocca transazioni – Senza di essa, la banca o il notaio possono fermare
- Spostamento della caldaia – Ad esempio dal bagno al balcone: nuova linea gas, nuovo camino, nuova DICO
- Intervento strutturale – Si alza la potenza, si cambia la canna fumaria o si fanno completamente le tubazioni
Un’operazione di semplice manutenzione (pulizia bruciatore, analisi fumi annuale) non ne richiede il rinnovo della attestazione di conformità, ma basta sostituire una flangia del tubo gas con un modello diverso o allungare lo scarico fumi perché l’impianto debba essere “ricertificato”. Tutte queste situazioni ricadono sotto gli obblighi previsti dal DM 37/08 impianti termici, che rende la dichiarazione obbligatoria in molti casi.
Chi può firmare la DiCo
La firma dev’essere apposta da chi ha titolo legale per farlo:
- Imprese abilitate – Iscritte alla Camera di Commercio con la lettera C o E (“impianti di riscaldamento, climatizzazione, condizionamento e refrigerazione, gas e gpl”).
- Tecnici abilitati – un professionista con almeno cinque anni di esperienza documentata.
Se sei un proprietario, non avere timore di chiedere la visura camerale all’idraulico: un professionista serio la mostrerà con orgoglio, perchè è il suo biglietto da visita.
Cosa contiene la DICO
La dichiarazione di conformità, detta anche documento di conformità caldaia, è come un diario tecnico. All’interno trovi:
- Dati di committente e impresa installatrice – chi paga e chi opera.
- Scheda tecnica – marca, modello, potenza della caldaia e dei componenti principali.
- Descrizione dei lavori – dove passano i tubi, come è fissata la canna fumaria, che materiali sono stati usati.
- Risultati dei collaudi – prova di tenuta gas, test di accensione, analisi dei fumi, verifica del tiraggio.
- Allegati – libretti d’uso e manutenzione, etichette energetiche, schede di sicurezza dei materiali isolanti.
Impianto senza dichiarazione di conformità caldaia: come rimediare
- Se l’impianto è precedente al 27 marzo 2008 e non è stato mai modificato:
Puoi chiedere la dichiarazione di rispondenza. Un tecnico abilitato e con cinque anni di esperienza effettua sopralluogo, controlla la rispondenza alle norme dell’epoca e l’azienda per cui opera e certifica. È come un “tagliando straordinario” retroattivo.
- Se l’impianto è successivo al 27 marzo 2008
Occorre un’impresa abilitata che verifichi ogni singolo componente, adegui eventuali parti fuori norma e rilasci la nuova dichiarazione di conformità impianto termico. Meglio farlo subito: le sanzioni superano i 3.000 € e, in assenza di certificazione, l’assicurazione può negare qualsiasi rimborso
Bonus 2025 e dichiarazione di conformità caldaia
Nel 2025 bonus casa (50%) ed super ecobonus (65%) sono vitali per chi sostituisce la caldaia. La procedura ENEA, però, è inflessibile: allega la DiCo o la pratica viene scartata. Significa perdere migliaia di euro in detrazione. La regola d’ora è: fattura, bonifico parlante e certificazione impianto termico devono camminare insieme.
ioDichiaro2 la tua officina digitale per ogni dichiarazione di conformità
- dichiarazione di conformità termici (caldaie, pompe di calore)
- Dichiarazione di conformità gas metano o GPL
- Dichiarazione di conformità impianti idrico sanitari
- Dichiarazione di conformità climatizzazione e refrigerazione
- Dichiarazioni di rispondenza (DIRI) per impianti pre 2008
In sintesi: la tua dichiarazione di conformità caldaia
La Dico non è burocrazia fine a sè stessa. È il “passaporto” che rende legale, sicuro e assicurabile il cuore termico della tua casa. Che tu stia stringendo una chiave inglese in cantiere o semplicemente accendendo il termostato in soggiorno, ricordati che la dichiarazione di conformità è la tua migliore alleata per proteggere persone, patrimonio e tranquillità.
